Antonino Cannavacciuolo denuncia tutti: tre persone a processo per truffa ai danni dello chef

Amarissima sorpresa per Antonino Cannavacciuolo che è stato costretto a denunciare alcuni ristoratori. Ma come è stato possibile che lo chef partenopeo sia stato vittima di truffa?

Forse perché Antonino Cannavacciuolo è sinonimo di garanzia e buona cucina a priori, fatto sta che il suo nome attira, sarà anche per questo se la maggior parte del suo patrimonio si deve proprio al fatturato proveniente dai suoi ristoranti che non dalla televisione? Probabilmente sì. In ogni caso, lo chef partenopeo resta una delle personalità più influenti e di spicco della cucina italiana.

Antonino Cannavacciuolo primo piano
Antonino Cannavacciuolo denuncia tutti – Mammeincucina.it

Così, tre persone hanno pensato bene di usare per tornaconto personale e farsi pubblicità sia il nome, che ormai è diventato un marchio di fabbrica, che il marchio registrato proprio a nome dello chef tristellato. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire insieme meglio la truffa ai danni di Cannavacciuolo.

Lo chef partenopeo ha denunciato con l’accusa di avere indebitamente usato il suo marchio tre imprenditori. Tutti e tre a fine mese finiranno a processo pure davanti al Tribunale monocratico di Ravenna.

Nello specifico tra il settembre 2018 e il dicembre 2019 un ristorante di Marina di Ravenna avrebbe usato nome, immagine e marchio, insomma, tutto il pacchetto Cannavacciuolo per intenderci. Come riportato dal ‘Resto del Carlino’ tutte le persone coinvolte hanno violato l’articolo 473 del codice penale.

La scoperta di Antonino Cannavacciuolo

Antonino Cannavacciuolo ha scoperto di essere vittima, a sua insaputa, di una truffa grazie a un’amica. La donna ha avvisato su Facebook lo chef dopo aver visto un volantino che pubblicizzava la riapertura del locale con un menù di tutto rispetto di pesce e crudité curato proprio da Cannavacciuolo in persona. Ma non solo.

Truffa Cannavacciuolo
Tre imprenditori a processo dopo la denuncia di Antonino Cannavacciuolo – (Fonte IG: @antoninochef) – Mammeincucina.it

Oltre al volantino, infatti, per le strade della città girava anche un camion vela con il nome del ristorante accanto alla gigantografia dello chef. Insomma, tutto faceva ben intendere come Cannavacciuolo avesse collaborato col ristorante in questione. E invece non era per nulla così.

A quel punto lo chef ha fatto delle sue indagini interne. Ha mandato sotto copertura proprio la sua segretaria che si è finta una cliente alla ricerca di informazioni poi registrate in una telefonata che inchiodava i tre imprenditori. Si tratta di un 63enne di Lumezzane, in provincia di Brescia, e di due cubani, un uomo e una donna, di 32 e 50 anni residenti a Marina Romea.

Tutti e tre, infatti, subito dopo la denuncia dello chef, sono stati indicati come amministratori di diritto o di fatto della società bresciana che gestiva il ristorante. Ma  non finisce qui.

E’ inusuale e importante sottolineare come la donna, dopo l’interrogatorio da parte dei carabinieri di Marina di Ravenna coordinati dal Pm Marilù Gattelli, abbia detto come in realtà il menù di cruditè e pesce curato dallo stesso Cannavacciuolo non fosse del tutto una menzogna. Un fondo di verità c’è.

La 32 enne, infatti, ha spiegato di aver ricevuto davvero il menù incriminato nel 2016 dallo chef in persona durante “Cucine da incubo”. In quell’occasione, la donna gestiva un ristorante a Suzzara, in provincia di Mantova. E così credeva di poter riutilizzare lo stesso menù, con annessa pubblicità, per il nuovo locale a Marina di Ravenna.

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