La soluzione al caro prezzi dell’energia? Le comunità energetiche

Ormai sembra che trovare una soluzione definitiva al caro prezzi dell’energia sia davvero complesso, eppure sembra che ce ne sia una di cui si parla davvero troppo poco. Ecco di cosa si tratta.

Il caro prezzi dell’energia sta mettendo davvero in ginocchio tutta l’Italia ed è per questo che è necessario trovare una soluzione concreta al problema.

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Sappiamo che già da un po’ il Governo ha introdotto una serie di Bonus, che possono aiutare tantissime famiglie. Ma questo potrebbe non bastare.

Anche gli incentivi possono infatti essere un aiuto concreto, ma da soli non possono sopperire alla crisi che già la pandemia aveva innescato, ma che è stata poi resa ancora più grave dalla guerra.

Una soluzione al caro prezzo però potrebbero essere le comunità energetiche. Di cosa si tratta? Di gruppi di cittadini che si uniscono per produrre, usare e vendere energia rinnovabile. Ma c’è anche molto di più, quindi ecco cosa devi sapere al riguardo.

La soluzione al caro prezzo dell’energia: le comunità energetiche

Perché le comunità energetiche possono costituire una soluzione concreta al caro prezzi dell’energia? Perché possono permetterti anche di guadagnare, il tutto nel rispetto del Pianeta.

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Sì, perché sfruttando queste energia rinnovabile, permettono anche di ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas inquinanti.

Facciamo un esempio pratico: se una famiglia tipo consuma circa 2700 kWh di energia elettrica all’anno, con un impianto fotovoltaico si eviterebbero le emissioni di circa 950 kg CO2 all’anno.

Ma, nello specifico, cosa sono le comunità energetiche? Sono gruppi di persone che collaborano per raggiungere un obiettivo comune e cioè quello di produrre, consumare e gestire energia rinnovabile.

Tutti quindi – cittadini, attività commerciali, imprese – lavorano in sinergia per autoprodurre l’energia necessaria per poter vivere.

In sostanza i principi fondamentali di ognuna sono il decentramento e la localizzazione della produzione di energia.

E così ognuna possiede un proprio impianto di produzione di energia e consuma ciò di cui ha bisogno. Cosa accade all’energia in eccesso? Viene scambiata con altri membri della comunità, oppure restituita alle unità di consumo. Il tutto quindi nell’ottica del risparmio assoluto.

I cittadini possono scegliere tra una centrale fotovoltaica oppure eolica, oppure un sistema fotovoltaico individuale, ma in entrambi i casi la situazione non cambia più di tanto e lo scopo resta sempre esattamente lo stesso.

Esistono più tipi di comunità energetica. Essenzialmente possiamo fare una distinzione tra:

  • Comunità Energetica Rinnovabile, che si basa sul principio di autonomia tra i membri e sulla necessità che si trovino in prossimità degli impianti di generazione.
  • Comunità Energetica di Cittadini: non prevede i principi di autonomia e prossimità e può gestire solo l’elettricità.

In entrambi i casi però i cittadini sono considerati consumatori e quindi sono trattati come clienti finali ed ognun deve partecipare alla comunità secondo oggettivi, trasparenti e non discriminatori.

A differenza di quanto molti pensano, esistono direttive UE che regolano le comunità energetiche. In pratica, il pacchetto legislativo “Energia pulita per tutti gli europei” (CEP – Clean Energy Package).

Queste – dal punto di vista prettamente giuridico – sono definite come soggetti giuridici fondati sulla “partecipazione aperta e volontaria”, il cui scopo primario non sono i profitti, ma il raggiungimento di benefici ambientali, economici e sociali per i suoi membri o soci o al territorio in cui opera.

Proprio per questo motivo, non è ammessa la partecipazione, in qualità di membri della comunità, di aziende del settore energetico.

In Italia poi c’è anche l’articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe che definisce i concetti di autoconsumo collettivo e comunità energetica.

Secondo quest’ultimo, esiste una tariffa di incentivo, creata ad hoc per remunerare l’energia autoconsumata istantaneamente, che potrà essere detratta.

L’articolo comunque prevede anche che gli impianti fotovoltaici abbiano potenza complessiva non superiore a 200 kW.

Parlando poi di risparmio e guadagno – e qui spieghiamo quindi finalmente perché le comunità energetiche possono essere una soluzione al caro prezzi – per queste sono previsti sia l’Ecobonus, che il Superbonus 110%, che il Bonus Casa.

Questi si aggiungono al fatto che l’energia viene comunque autoprodotta, che già di per sé costituisce un risparmio vero e proprio.

Inoltre le comunità energetiche – solo in Italia – possono ottenere un beneficio tariffario per 20 anni gestito dal GSE (Gestore Servizi Energetici).

Questo comporta un corrispettivo unitario ed una tariffa premio pari a 100 euro/MWh per i gruppi di auto consumatori e 110 euro/MWh per le comunità energetiche.

E non solo, perché gli impianti fotovoltaici possono anche diventare remunerativi grazie a meccanismi incentivanti come lo Scambio sul Posto, il Ritiro Dedicato e il Decreto Ministeriale Isole Minori.

E non finisce ancora qui, perché c’è la possibilità di restituire alcune voci in bolletta e quindi secondo l’Arera lo sgravio è di 10 €/MWh per l’Autoconsumo Collettivo e in 8 €/MWh per le CER sull’energia condivisa.

In ogni caso, esiste anche il Bonus Energia, che può costituire un aiuto concreto soprattutto alle aziende.

Insomma, le comunità energetiche appaiono davvero una possibile soluzione per risparmiare – non poco – in bolletta, quindi costituiscono ad oggi una delle soluzioni migliori per contrastare il caro prezzi dell’energia.

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