Stop alla produzione di latte fresco: sparirà dai supermercati, il motivo è pazzesco

Da ora in poi la produzione di latte fresco subirà uno stop. Ecco per quale incredibile motivo è stata presa tale decisione.

Stop alla produzione di latte fresco. La notizia ha suscitato scalpore tra i consumatori e in molti si domandano per quale motivo sia stata presa tale decisione. Nei supermercati, d’ora in poi, si troverà solamente latte pastorizzato nei banchi frigorifero.

Stop alla produzione di latte fresco
Stop alla produzione di latte fresco: il motivo è pazzesco – mammeincucina.it

Le cause sono legate soprattutto ai cambiamenti che sta affrontando il mercato. Ma anche alle leggi dello Stato che vanno ad intaccare l’attività di produzione e commercializzazione dei prodotti.

La differenza tra latte fresco e pastorizzato sta nei trattamenti riservati ai due diversi alimenti. Scopriamo di più.

Addio al latte fresco nei supermercati, ecco perché

Il latte fresco non deve essere confuso con il latte crudo (che non subisce nessun tipo di trattamento termico). Esso, infatti, viene sottoposto a pastorizzazione entro 48 ore dalla mungitura e può essere conservato fino a sei giorni da quando il trattamento viene effettuato.

Il trattamento di pastorizzazione viene eseguito ad una temperatura di 72-78 gradi per 15-20 secondi, si tratta quindi di latte fresco pastorizzato, successivamente lasciato a raffreddare. In tal modo i microbi ed i batteri patogeni contenuti nel prodotto vengono eliminati.

latte fresco
Il latte Granarolo pastorizzato ad alta temperatura – mammeincucina.it (Fonte: Instagram @granarolo)

Il latte pastorizzato, invece, ha una durata di conservazione maggiore rispetto a quello fresco (fino a dieci giorni). Questo è uno dei motivi per cui Granarolo ha deciso di abbandonare la produzione di latte fresco. L’idea ha iniziato a prendere piede nel 2020, nel pieno della pandemia di Covid-19, ed è una risposta alla crescente tendenza dei consumatori ad acquistare prodotti a lunga conservazione. Negli ultimi anni, infatti, le abitudini di molte famiglie sono cambiate.

Un po’ per via del generale aumento dei prezzi, un po’ per il maggiore interesse verso l’ambiente, sono sempre più gli acquirenti che si impegnano per ridurre consumi e sprechi. Così Granarolo ha pensato di puntare sulla produzione di latte pastorizzato ad alta temperatura, con un aumento del 60% della cosiddetta shelf-life (ovvero il periodo di tempo in cui una determinata merce può essere esposta sullo scaffale prima di diventare inadeguata).

Ciò ha portato all’apertura del dibattito intorno ad una legge emanata nel lontano 2004 dal governo italiano. La norma impone ai produttori di fissare la scadenza del latte fresco a sei giorni dal suo confezionamento: un obbligo in netto contrasto con la legge comunitaria, in base alla quale devono essere i produttori a determinare quale sia la durata degli alimenti. La legge, inoltre, non prende in considerazione il fatto che nel corso degli anni il processo di raccolta nelle stalle e di produzione ha conosciuto importanti miglioramenti.

Di conseguenza il latte fresco (in seguito alla pastorizzazione) si mantiene per più tempo rispetto al passato. Eppure la norma continua ad essere in vigore influenzando negativamente l’attività dei produttori. Granarolo non è stata l’unica ad aver optato per uno stop alla produzione: alla famosa azienda si sono aggiunte la Centrale del latte di Milano e la Centrale del latte di Calabria, che recentemente hanno deciso di non confezionare più latte fresco.

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