Andare via dal ristorante senza pagare 💸 ? Ti è concesso👌, ma solo in questi casi

Puoi andare via dal ristorante senza pagare? Sì, ma solo in alcuni specifici casi, regolati proprio dalla legge. Ecco quali sono.

Andare via dal ristorante senza pagare è ovviamente una pratica illegale e questo è chiaro e non dovremmo neanche specificarlo.

 ristorante senza pagare
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Esistono casi, però, in cui potrebbe essere concesso, come ha spiegato chiaramente l’Unione nazionale consumatori.

Alcune volte, infatti, quando il servizio fornito dal ristoratore è inefficiente, è come se venisse meno il “contratto” – non scritto ovviamente – tra lui ed il cliente, che sarà quindi legittimato ad andare via senza saldare il suo conto.

Ci sono però situazioni specifiche in cui questo è concesso, quindi non dobbiamo pensare di usare questa come scusa per poter ordinare tutto e lasciare il locale senza spendere un euro.

Quali sono i casi in cui è possibile andare via dal ristorante senza pagare senza commettere nessun reato?

Ecco quando puoi andare via dal ristorante senza pagare

L’Unione nazionale consumatori proprio di recente ha spiegato cosa accade quando un ristoratore non offre un servizio abbastanza efficiente ai suoi clienti.

 ristorante senza pagare
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Ovviamente dobbiamo capire cosa si intende per inefficiente e quali sono quindi i casi in cui possiamo ritenere il servizio tale.

Partiamo subito dal primo caso: abbiamo ordinato diversi piatti, ma non arrivano. Aspettiamo, aspettiamo, ma nulla cambia l’attesa pare essere vana. In questo caso possiamo lasciare il ristorante senza pagare? Sì, ma dobbiamo capire cosa si intende per attesa troppo lunga.

Per farlo, dobbiamo tenere a mente un dato importantissimo: nel momento stesso in cui il cameriere prende la comanda, è come se avesse stipulato un accordo non scritto che obbliga le parti a rispettare i loro reciproci diritti e doveri. Ovviamente quello del cliente è pagare e quello dello staff del locale è assolvere al suo compito di rendere la sua permanenza confortevole.

Prima del momento in cui l’ordinazione viene trascritta, non vi è alcun obbligo reciproco, quindi il cliente è libero di alzarsi e andarsene, anche solo se ad esempio si accorge che i prezzi sul menù non sono gli stessi indicati sul sito, oppure se vede che la scelta dei piatti non è abbastanza esaustiva come sembrava e così via.

Se però abbiamo già ordinato il nostro pasto e questo tarda ad arrivare, subentra il codice civile, che ci dice come dobbiamo comportarci. Se il consumatore perde interesse – perché appunto magari è passato troppo tempo da quando è entrato nel locale – può recedere dal “contratto”.

E se quando ci siamo scocciati di aspettare ci accorgiamo che il piatto sta arrivando? Possiamo comunque andare via, se per noi l’attesa è stata eccessiva. Quando lo è? Non esiste un criterio univoco ed oggettivo: ognuno può decidere liberamente quando ritiene di aver aspettato troppo.

Ci sono però delle linee guida a cui attenersi per farsi un’idea. Ad esempio, dobbiamo sempre tenere conto di quanto il ristorante sia affollato (cosa che ad esempio capita spessissimo durante il weekend). Se c’è intorno a noi tantissima gente, verosimilmente il servizio sarà più lento, ma in questo caso non è “colpa” dello staff, ci vogliono dei tempi tecnici per accontentare tutti.

C’è anche un’altra situazione che spesso si ripete e che fa imbestialire la maggior parte delle volte tutti i commensali, ammettiamolo. Capita spesso di attendere la portata e di vedere che il tavolo accanto al nostro, arrivato dopo, venga servito prima.

Anche in questo caso possiamo andare via dal ristorante senza pagare? Ce lo dice il decreto legislativo del 31 marzo 1998, n. 114 (anche se questo caso è abbastanza controverso).

Il ristoratore – insieme a tutto il suo staff ovviamente – è tenuto a seguire l’ordine cronologico delle comande. Se non lo fa, non rispetta i suoi obblighi, quindi il cliente in teoria può decidere di lasciare il locale.

C’è da dire però che su quest’ultimo punto c’è anche chi dissente. Ad esempio la Fipe – Federazione italiana pubblici esercizi – ritiene che il decreto non possa essere ritenuto corretto al 100%, semplicemente perché bisognerebbe tenere conto anche dei tempi di preparazione delle pietanze, che possono essere molto diversi tra loro.

C’è da dire comunque che stiamo parlando di una prestazione che può essere soggetta ad imprevisti e che quindi non possiamo fare un discorso universale. Quello che è certo è che in ogni caso i principi a cui non può venir meno il ristoratore sono quelli di buona fede e  correttezza.

In sostanza, quando questo ci sono, il cliente dovrebbe mostrare una certa tolleranza (sempre entro certi limiti però).

Per comprendere meglio quest’ultimo punto, possiamo fare degli esempi pratici. La maggior parte delle volte, quando i clienti si siedono al tavolo in un ristorante, non è specificato l’orario preciso entro cui dovranno terminare il loro pasto.

In questo caso, quindi, cliente e staff dovrebbero venirsi incontro a vicenda. Spesso capita che i camerieri stessi ammettano che alcuni piatti impiegano davvero molto tempo per essere pronti, quindi in questo caso il consumatore sa che dovrà aspettare più del dovuto e, qualora dovesse essere stanco dell’attesa, dovrà tenere conto comunque di questo.

Allo stesso modo, se il ristorante è troppo affollato quel giorno, il cliente, come abbiamo già anticipato, saprà che il servizio potrebbe essere più lento del solito, quindi verosimilmente non si potrà lamentare per la troppa attesa.

Diverso è il caso in cui il consumatore specifichi di aver bisogno di essere fuori dal locale entro un certo orario. Ad esempio, pensiamo ad una persona che lavora ed ha una pausa pranzo di un’ora e decide di trascorrerla nel ristorante vicino all’ufficio: in questo caso sa benissimo che il tempo che ha a disposizione è limitato, quindi può tranquillamente avvisare il ristoratore della sua fretta.

A proposito della pausa pranzo, se sei a dieta ma vuoi comunque mangiare fuori, ecco come potresti fare.

Ovviamente quando ciò accade sarà compito di quest’ultimo accontentare il cliente e farlo tornare a lavoro all’orario prestabilito. Se il servizio dovesse essere troppo lento, sarà diritto assoluto del consumatore andare via.

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