Attenzione: i futuri pensionati potrebbero avere brutte sorprese

I futuri pensionati potrebbero avere brutte sorprese, se pensiamo che a breve diremo addio a Quota 102. Ecco cosa sta accadendo.

Possiamo prepararci già da adesso a dire addio a Quota 102? Probabilmente sì.

addio Quota 102
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Ricordiamo che si tratta di una forma di pensionamento introdotta dall’articolo 1, cc. 87 e seguenti della legge n. 234/2021 e riferibile solo al 2022.

Trattasi infatti di una forma di pensionamento anticipato, mutuata dalla vecchia “Quota 100”.

In sostanza, i lavoratori autonomi e subordinati del settore pubblico e privato che, nel corso del 2022, hanno compiuto – oppure compiranno – 64 anni di età possono richiedere il trattamento di pensione anticipata se hanno maturato almeno 38 anni di servizio.

Quindi si rivolge ai nati entro il 1958, a differenza della Quota 100 che è collegata ai nati entro il 1960 che raggiungono i 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021.

C’è un però: a breve potremmo dire addio a Quota 102, come riporta il Sole24Ore. Cosa accadrà quindi da adesso in poi? Ad oggi non abbiamo certezze assolute, ma ecco quali potrebbero essere gli scenari più plausibili.

Addio Quota 102: ecco cosa potrebbe accadere

Come ha affermato Il Sole24Ore il governo al momento non ha ancora indicato quale sistema contributivo potrebbe essere introdotto, ma si sta preparando a dire addio a Quota 102.

addio Quota 102
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Eppure fino a non molto tempo fa il caro prezzi dell’energia e lo scoppio del conflitto in Ucraina, avevano spinto il Governo a pensare di introdurre qualche accorgimento sulle pensioni.

Si era pensato – per evitare un ritorno “integrale” alla legge Fornero – ad una proroga a tutto il 2023 di Quota 102. Cosa che, a quanto pare, non avverrà. Cosa succederà quindi?

C’è un’ipotesi verosimile che sta prendendo piede: probabilmente da adesso in poi potranno andare in pensione anticipatamente tutti coloro che compiranno 64 anni ed avranno 20 anni di contributi.

Fin qui, tutto bene, ma la realtà potrebbe essere meno piacevole di quanto sembri.

Il calcolo dei nuovi assegni, infatti, potrebbe essere totalmente contributivo. E questa non è affatto una buona notizia, perché in questo modo il rateo diminuirà (e non di pochissimo).

Passando dal sistema di calcolo misto a quello contributivo equivale a veder scendere il rateo in una percentuale che va dal 10 al 18%.

E i sindacati non ci stanno: quello che richiedono è un pensionamento a 62 anni con formula mista però (e quindi evitando il calcolo dei nuovi assegni solo contributivo).

Torna invece in auge l’ipotesi Quota 41 per tutti, attualmente destinata ai lavoratori “precoci”. Ricordiamo che oggi i requisiti richiesti per accedervi sono:

  • aver versato per  almeno 12 mesi contributi derivanti da effettivo lavoro, anche non continuativi, prima del compimento dei 19 anni di età,
  • avere almeno 41 anni di contributi
  • appartenere a una delle 5 categorie tutelate (disoccupati, invalidi, caregiver, lavori usuranti, lavori gravosi)

I sindacati chiedono di estenderla a tutti i lavoratori. In questo modo Con Quota 41 per tutti, come proposto dalla Lega in accordo con i sindacati, sarebbe possibile andare in pensione dopo 41 – 42 anni di lavoro e 10 mesi di contributi.

Ma pare che questo sia molto difficile soprattutto per motivi economici. Nel 2021 l’Inps aveva stimato che i costi sarebbero stati superiori ai 4 miliardi nel primo anno, per poi oltrepassare i 9 miliardi 10 anni dopo.

Nel frattempo, però, sappiamo che il Governo sta introducendo diverse misure per poter compensare (almeno in piccola parte) la crisi che stiamo vivendo, tra cui il Bonus Internet Veloce.

In ogni caso, ad oggi non abbiamo ancora certezze su quello che accadrà alle pensioni, quindi non ci resta che attendere risvolti.

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