La verità sui risparmi degli italiani di cui si parla troppo poco

La situazione economica italiana attualmente è spaventosa, ma c’è una verità sui risparmi di cui si parla troppo poco, ma non può non essere considerata.

L’inflazione sta mettendo letteralmente in ginocchio diverse famiglie, ma la verità potrebbe essere ancora peggiore di quanto immagini.

Verità risparmi
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Sì, perché si parla sempre più spesso del caro prezzi dell’energia, delle materie prime, del carburante. Si parla molto dei Bonus proposti dal Governo per arginare il problema. Ma la situazione non finisce qui. C’è anche altro di cui si dovrebbe discutere.

Ci sono cioè delle verità sui risparmi di cui nessuno parla, ma che invece dovremmo proprio conoscere.

Ecco la verità sui tuoi risparmi

La prima verità sui risparmi è che l’inflazione in realtà ha messo in ginocchio le famiglie, sì, ma solo quelle che – almeno in parte – già lo erano.

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Nel senso che ad oggi in realtà le persone di ceto medio ci stanno rimettendo. Ad affermarlo è stata un’indagine condotta da Bankitalia, secondo cui la ricchezza reale di queste persone è scesa in termini reali del 10,7%. Il tutto mentre i ricchi continuano ad arricchirsi.

Ma perché è accaduto ciò? Per “colpa” delle scelte dei “super ricchi”, che hanno guadagnato senza sosta.

E i meno abbienti? Stanno comunque guadagnando reddito, grazie soprattutto ai vari Bonus introdotti dal Governo. 

A questo proposito, tra le varie agevolazioni proposte nel 2022, c’è anche il Bonus Ristrutturazione.

Chi resta fuori? Il ceto medio appunto. E l’inflazione che oggi si attesta all’8% non farà altro che far peggiorare tutto questo.

E per quanto riguarda le attività reali (quindi non la ricchezza, ma i beni materiali)? Fino a un anno e mezzo fa circa, l’82% del patrimonio lordo della famiglie italiane era costituito da attività reali come immobili, aziende oppure oggetti di valore. Solo il restante 18% da azioni, obbligazioni, fondi e così via.

Cos’è accaduto nel frattempo? Che la ricchezza reale ha perso valore, ma in contemporanea la quota di attività finanziarie è aumentata almeno del 3%.

Cosa significa? Che in tutto questo aumentano – e continueranno ad aumentare – le disuguaglianze. 

Basti pensare che negli ultimi 6 anni le persone più ricche hanno visto la loro ricchezza totale – costituito quindi dalla componente finanziaria e da quella delle attività – è cresciuto del 20%. Ma questo riguarda solo il 5% delle famiglie già più ricche del Paese.

E per quanto riguarda gli altri? Sempre secondo Bankitalia, la ricchezza media delle classi centrali è diminuita.

Perché? Perché questa è la conseguenza diretta della diminuzione dei prezzi delle abitazioni, che in moltissimi casi rappresentavano l’entrata principale di queste persone.

In sostanza, il 65% delle famiglie italiane ha visto scendere il suo patrimonio. E i meno abbienti? Loro invece – che costituiscono circa il 30% del totale – lo hanno visto crescere, per via dei succitati Bonus.

Ma il problema non affonda le sue radici né nella pandemia, né tantomeno nella guerra in Ucraina con conseguente aumento dell’inflazione. Il problema ha origine almeno 15 anni fa, ma la crisi attuale non sta facendo altro che peggiorare le cose.

Nel 2006 è iniziato tutto e, tranne un piccolo miglioramento nel 2010, la situazione è sempre peggiorata ed è destinata a peggiorare ancora alla luce degli ultimi avvenimenti.

Quello che fa riflettere è che ben 10 milioni di persone costituenti il ceto medio, non siano riuscite in più di 15 anni a compensare la perdita di valore degli immobili con altri investimenti.

Perché ciò non è accaduto? Per via della crisi (ma parliamo di quella del 2008 già), che ha fatto sì che aumentasse anche il numero di persone indebitate.

Tra queste ultime – e questo è l’unico dato positivo, anzi non interamente negativo – è diminuito del 4% il peso dei nuclei finanziariamente vulnerabili, cioè quelli che hanno spese superiore del 30% rispetto alle entrate.

Ma, come spiega Bankitalia, questo non è tanto un dato positivo perché questa diminuzione è dovuta all’ampliamento dei casi in cui è possibile ottenere una moratoria sul debito.

Inoltre, sempre negli ultimi 6 anni, la spesa media della famiglia si è ridotta quasi del 10% (parliamo precisamente del 9,7%).

Anche in questo caso, il problema è sorto già nel 2006: già in quell’anno si era attestata al valore più basso dall’80, il primo anno cioè in cui sono iniziate rilevazioni di questo tipo.

Ma è colpa delle misure prese per contrastare la pandemia negli ultimi anni? Probabilmente in minima parte sarà anche così, ma la verità è che la gente deve mettere uno stop sui consumi per mancanza di denaro. E questo ovviamente riguarda soprattutto il ceto medio.

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