“Tr***”, perché oggi è un insulto? La colpa è nascosta in cucina, quando lo scopri non ci crederai

Tutte le volte che si sente pronunciare la parola “tr***” si pensa immediatamente a un insulto, a un nome spregiativo utilizzato per indicare una peripatetica, vale a dire una donnaccia o una femmina di facili costumi.

In tanti credono che il termine derivi da un riferimento epico, ovvero a una declinazione del città cantata dal poema omerico: la Troia di Priamo, Ettore e Paride caduta sotto l’attacco degli Achei. In effetti, quella mitica guerra fu combattuta, secondo il poeta, a causa di una donna traditrice: Elena.

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Dalla scrofa all’insulto – mammeincucina.it

Storici e linguisti, tuttavia, non sono convinti che l’insulto ancora in uso sia puramente riferibile a Elena. La linguistica contemporanea è infatti persuaso che lo spregiativo “tr***” abbia a che fare con un riferimento culinario. Ciò non vuol dire che l’antica città anatolica non c’entri nulla. Anzi… Per capire com’è nata quest’espressione bisogna tornare ai tempi dei Latini. Nell’Antica Roma il porcus troianus, con chiaro riferimento al cavallo di Troia, era un maiale arrostito e imbottito di altri animali che andava servito nei banchetti importanti. Da qui, il termine “tr***” avrebbe poi acquisito un significato più ampio, riferibile a tutti i suini grossi.

Già all’inizio del Medioevo s’indicava infatti con questo lemma la femmina del maiale in stato di gravidanza. C’è anche chi pensa che il termine associato alla specie animale abbia un valore onomatopeico. In pratica la voce espressiva dovrebbe imitare il grugnito del suino.

“Tr***”, un mito, un insulto o un piatto antico?

Sempre nel Medioevo è possibile attestare il successivo passaggio semantico. Un’evoluzione attraverso cui il vocabolo ha acquisito il significato attuale, cioè quello più volgare e fortemente spregiativo, di donna dai facili costumi. L’epiteto ingiurioso ha quindi sicuramente a che fare con i suini, e in particolare con la femmina del maiale gravida o in condizione di poterlo essere.

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“Tr***” – mammeincucina.it

Al giorno d’oggi è però difficile sentir nominare una scrofa con l’epiteto di “tr***” mentre è ancora facile che una donna venga insultata con tale riferimento fortemente sessista e volgare. Purtroppo, attraverso la televisione e i social, l’insulto un tempo diffuso soltanto in ambienti triviali sembra aver trovato nuovo vigore e forte rilevanza. Quindi non è così insolito sentir ripete simili espressioni anche in contesti pubblici o istituzionali.

Ogni volta che si sente usare questo vocabolo con leggerezza si perpetra un’arrogante e intollerante forma di violenza nei confronti dell’intero genere femminile. L’idea alla base dell’insulto è che la donna non sia più dominata dalla ragione o dalla decenza umana ma dall’istinto animale, e per questo sia destinata a condurre una vita non conforme alla legge o alle consuetudini morali.

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