Cos’è la prosopagnosia di cui soffre Brad Pitt? Sei sicura di non averla anche tu?

Di recente Brad Pitt ha affermato di essere affetto da prosopagnosia, ma cos’è davvero? Ecco tutto ciò che c’è da sapere al riguardo.

In una recente intervista Brad Pitt ha rivelato di soffrire di un grave disturbo neurologico, chiamato prosopagnosia, in un’intervista rilasciata a GQ.

prosopagnosia brad pitt
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Questo in sostanza gli impedisce di riconoscere i volti delle persone e addirittura gli rende molto difficile riconoscere gli amici stretti ed i parenti.

Secondo l’attore, tutto sarebbe iniziato circa 9 anni fa, nel 2013. Da lì in poi il dramma: il divo ha iniziato ad uscire pochissimo di casa e la frustrazione per una non diagnosi gli ha reso davvero difficile la vita quotidiana.

Non è la prima volta che in Italia sentiamo parlare di un caso simile però: ti dice qualcosa la prosopagnosia associata a Luciano De Crescenzo? Anche lui ne soffriva e non ne ha mai fatto mistero finché è rimasto in vita.

Cos’è esattamente la prosopagnosia? Se lo stanno chiedendo in tantissimi nell’ultimo periodo ed ecco la verità.

Tutto ciò che c’è da sapere sulla prosopagnosia, la malattia di Brad Pitt

Partiamo subito dicendo che la prosopagnosia è un deficit cognitivo – percettivo ed è un disturbo molto serio, che può portare addirittura a non riconoscere neanche sé stessi quando ci si guarda allo specchio oppure si osserva una propria foto.

prosopagnosia brad pitt
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Esistono due tipi di prosopagnosia: quella acquisita e quella congenita.

Nel primo caso, si sviluppa a causa di una lesione dell’area temporo – occipitale dell’emisfero cerebrale destro. In genere cioè è causata da un tumore, un’encefalite, oppure spesso da un ictus da trombosi dell’arteria cerebrale che nutre l’area fusiforme.

Nel secondo, invece, è data da un disturbo congenito in questa stessa area. In quest’ultimo caso in pratica prima della nascita – oppure durante i primissimi anni di vita – la regione interessata non matura come dovrebbe.

Questo è ciò che accade, ad esempio, anche nel caso di dislessia oppure discalculia, anche se in questi casi le regioni interessate sono il cervelletto ed il lobo parietale sinistro.

La differenza sta nel fatto che quindi mentre nel primo caso la prosopagnosia è un sintomo di una lesione, nel secondo è una malattia vera e propria.

Quanto è diffusa questa patologia? La forma congenita colpisce circa il 2,5% della popolazione. 

Sappiamo che nel mondo il disturbo di riconoscimento di volti più diffuso in assoluto è quello che si sviluppa nel corso di alcune malattie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer.

In questo caso, però, non si può parlare davvero di prosopagnosia, dal momento che il disturbo non è isolato, ma è associato ad una serie di disturbi, come quelli della memoria.

La differenza sta nel fatto che un paziente affetto prosopagnosia congenita ricorda benissimo tutto sulle persone che gli stanno intorno, sa chi sono, cosa fanno nella vita, che lavoro fanno e così via, ma semplicemente non riesce a riconoscere il loro volto.

In ogni caso, questa patologia non deve essere confuso con il disturbo dell’accesso alle memorie semantiche associato all’invecchiamento, che è molto frequente e si inizia a manifestare spesso già dopo i 50 anni.

In questo caso, la persona che ne soffre vede un viso che riconosce, ma non riesce a ricordare né il suo nome, né dove l’ha conosciuta.

Questo accade perché sappiamo che tutte le informazioni che accumuliamo nella nostra vita sono concentrate nella nella corteccia cerebrale, uno strato di neuroni spesso 4 – 5 millimetri.

Con il passare degli anni, questa va incontro a fenomeni di invecchiamento (cosa che succede a tutti i nostri organi). Ma in questo caso spesso diventa difficile recuperare le informazioni “perse”.

Chi soffre di questo disturbo, però, ha bisogno solo di qualche input per ricordare chi ha di fronte, dove lo ha conosciuto e così via ed a quel punto difficilmente dimenticherà ancora informazioni legate a quella persona.

Questa è una differenza fondamentale con la prosopagnosia, perché invece in questo caso chi ne soffre non riconoscerà mai un volto, neanche dopo averlo identificato la prima volta.

A proposito invece di malattie neurodegenerative, attenzione ai crampi al pollice, perché potrebbero indicare la presenza di patologie molto gravi.

In ogni caso, se pensi di poter avere qualche disturbo legato al riconoscimento dei volti delle persone che ti circondano, prima di fare qualunque autodiagnosi, è bene rivolgerti ad uno specialista.

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