Reddito di cittadinanza: ecco chi rischia di perderlo

Qualcosa sta cambiando circa il reddito di cittadinanza e sappiamo che da adesso in poi qualcuno lo potrebbe perdere. Ecco cosa sta accadendo.

Cambiano le condizioni imposte ai beneficiari del reddito di cittadinanza ritenuti abili al lavoro (parliamo di 1 milione circa di persone su 3,2).

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Già con la Legge di Bilancio 2022, il governo ha introdotto delle significative modifiche che riguardavano proprio questo sussidio.

Queste riguardavano ad esempio il nuovo meccanismo di decurtazioni, pensato per spingere il percettore ad accettare una proposta di lavoro.

Adesso le ulteriori modifiche, arrivate grazie all’emendamento del centrodestra cambia anche il meccanismo dei “rifiuti”. In sostanza, è possibile rifiutare due offerte di lavoro – la prima ad 80 km di distanza massimo, la seconda in tutta Italia – prima di perdere il sussidio. Ma queste possono arrivare anche da privati.

Ecco che quindi da adesso in poi ottenere il reddito di cittadinanza e mantenerlo sarà sempre più complicato. Cosa sta succedendo nello specifico? Ecco tutto ciò che c’è da sapere al riguardo.

Ecco chi rischia di perdere il reddito di cittadinanza

È passato l’emendamento del centrodestra sulla stretta al reddito di cittadinanza. E così da adesso in poi dire no ad un’offerta di lavoro congrua potrebbe comportare la perdita del beneficio.

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Il via libera è arrivato dalle commissioni della Camera con il voto contrario del Movimento 5 stelle (da cui era partita l’idea di questo sussidio).

Le offerte di lavoro adesso possono essere proposte direttamente dai datori di lavoro privati ai beneficiari. Dopo il rifiuto, il datore di lavoro dovrà comunicare l’accaduto al centro per l’impiego. Ed al terzo no il percettore si troverà a perdere il reddito di cittadinanza.

La genesi di questa modifica sta anche nella evidente mancanza di manodopera che si sta verificando negli ultimi mesi, soprattutto in alcuni settori (come la ristorazione ad esempio).

Su questo potremmo aprire un capitolo lunghissimo, perché ricordiamo che secondo alcuni imprenditori – primo tra tutti Flavio Briatore – la difficoltà nel reperire personale, soprattutto giovane, sarebbe riconducibile proprio a questo sussidio, che garantirebbe a chi lo riceve delle entrate certe, senza però spingerlo ad entrare nel mondo del lavoro.

Se non hai seguito la vicenda che ha portato Briatore a fare queste affermazioni, ecco tutto ciò che c’è da sapere al riguardo.

La proposta, infatti, ha trovato il parere favorevole di quasi tutto il parlamento, ad eccezione del Movimento 5 Stelle.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, ad esempio, ha commentato: “Viene finalmente posto un freno allo scempio del Reddito di cittadinanza così concepito. (…) Un primo passo per iniziare a smantellare le distorsioni di un provvedimento che non crea occupazione, sperpera risorse e induce al lavoro nero”. 

Anche Ettore Rosato ha affermato che i problemi che abbiamo oggi – primo tra tutti l’inflazione ed il conseguente caro prezzi dell’energia, le materie prime, il carburante – hanno generato una crisi economica incredibile, che di certo che non si potrà risolvere “con uno strumento inadeguato come il reddito di cittadinanza”.

Solo pochi giorni fa tra l’altro il Ministro del Lavoro Andrea Orlando aveva avanzato anche un’altra proposta, per ovviare al problema della mancanza di lavoratori stagionali che in estate più che mai è caldo.

In sostanza, secondo lui appare chiaro il legame imprescindibile tra reddito di cittadinanza e mancanza di lavoratori stagionali. E sappiamo che il primo pesa circa l’80%, cosa che spinge i percettori a non accettare offerte di lavoro nel breve periodo, per non perderlo.

La sua proposta quindi era quella di modificare l’attuale meccanismo del cumulo tra sussidio e lavoro. Orlando ha affermato insomma: “stiamo valutando un intervento volto ad incentivare maggiormente l’avvio di una attività lavorativa in corso di fruizione del beneficio, consentendo per l’anno in corso una maggior cumulabilità dei relativi compensi attraverso una franchigia ai redditi di lavoro che concorrono alla riduzione del beneficio spettante.”

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